Il Marocco è un crocevia di culture: berbera, araba, africana ed europea. Questo mix si riflette in ogni angolo del paese, dalle città imperiali alle tradizioni culinarie, passando per l’architettura e l’arte. Le medine di città come Fes e Marrakech, i souk affollati e le moschee storiche raccontano secoli di storia e tradizione.
- I Berberi.
Due marocchini su tre, dal punto di vista linguistico e culturale, sono berberi. Discendenti, si presume, di genti di diverse origini – orientali, popoli del Sahara ed europei – i berberi si insediarono in Marocco in momenti diversi, non arrivando a formare un’etnia omogenea. Riuscirono a scampare a diverse invasioni rifugiandosi nelle regioni montuose. I berberi parlano ancora dialetti diversi e mantengono caratteristiche tradizioni culturali. Sono famosi per la loro abilità nel commercio e conservano stretti legami tribali e familiari. -
Le Medine del Marocco.
Hanno quasi tutte lo stesso impianto. Una tipica medina (città in arabo), consiste in un agglomerato urbano ad alta densità racchiuso da un sistema di mura corredate di torri di guardia. L’intrico di stradine strette e tortuose trasforma la medina quasi in un labirinto. Il centro della medina è intersecato da ampie vie che collegano le porte principali tra loro. Vi sono altre strade importanti, che sono però ricche di angoli, oppure interrotte da case o da parte delle mura, a scopo difensivo.
- Curiosità: le ostriche di Oualidia.
Gli amanti dei frutti di mare apprezzeranno particolarmente le ostriche di Oualidia. La particolare versione di ostriche commestibili allevate dai produttori locali è imparentata con quelle della regione francese del Marennes-Oléron, da cui furono importate negli anni cinquanta. L’allevamento n.7, creato nel 1992 nella laguna della zona, è uno dei più moderni del Marocco. Le ostriche e gli altri crostacei allevati qui sono prodotti seguendo le più severe norme europee in materia d’igiene e salute. -
Chefchaouen
Sintesi perfetta di culture diverse e crocevia di storia. La sua fisionomia architettonica rispecchia il congiungersi di europeo ed arabo, dando vita ad uno spettacolo cromatico davvero unico. A farla da padrone è il blu intenso, dalla tonalità cobalto. Esso ammanta le mura degli edifici e i loro infissi, alternandosi con il candore del bianco. Per questo motivo, Chefchaouen è stata definita “la città blu” ed è diventata un passaggio obbligato per i viaggiatori e per tutti coloro che sono alla ricerca dello scatto perfetto da immortalare sui social media. Molte sono le ragioni addotte per spiegare il motivo che spinge gli abitanti di questa rilassata città a scegliere il blu: secondo alcuni si tratta di una tradizione inaugurata dagli Ebrei in fuga dall’Inquisizione spagnola, secondo altri invece si tratta di un espediente per allontanare gli insetti fastidiosi, per rievocare atmosfere marine o più semplicemente per dare sollievo dalla calura estiva.
- Volubilis
Sito archeologico di ascendenza romana e Patrimonio Unesco, il meglio conservato del paese. Sintetizza nella maniera migliore la sovrapposizione storica che ha vissuto il paese lungo i secoli. Prima dell’arrivo dei romani, quest’area nei dintorni di Meknes e non troppo lontana dalla catena montuosa dell’Atlante, era stata colonizzata dai cartaginesi e ancor prima dai berberi, la cui origine sfuma ancora nel mistero. Fino agli ottanta del secolo scorso, il sito di Volubilis non godeva di una valorizzazione all’altezza del suo grande spessore storico ed archeologico. Ciò che cattura l’attenzione, una volta che si è all’interno dell’area archeologica, sono i bellissimi mosaici, tra i più belli nel loro genere e che documentano un alto livello di eleganza e raffinatezza formali. Terme, palazzi appartenenti a nobili dell’epoca, basiliche e strade lastricate suggeriscono che la città di Volubilis fosse, all’epoca, una città cardine dei possedimenti romani in Marocco.